Intervista tratta ed aggiornata da TIERRA y LIBERTAD Dicembre 2014 sull’uscita del documentario Ouròboros: La Espiral de la Pobreza, prodotto dal Gruppo Anarchico Albatros. Il documentario è sottotitolato in varie lingue, comprese italiano ed esperanto. Per informazioni: bruno.alpini@libero.it
Dal febbraio del 2014, il gruppo anarchico Albatros di Madrid (FAI) si è impegnato in un progetto che è uscito in questi ultimi giorni. Si tratta di un documentario sulla solidarietà contrapposta alle forme di carità della chiesa, che sempre più spesso vengono approvate anche dallo stato. Presentiamo ai nostri lettori un’intervista con i membri del gruppo.
Com’è nata l’idea di dar vita a un filmato su questo tema?
- Ci convincemmo a seguito di una ricerca fatta da un membro del nostro gruppo, Julio, su questo argomento. Ci accorgemmo che la partecipazione di chi ha lavorato in progetti di solidarietà, con le proprie esperienze, che spesso si scontravano con le istituzioni di beneficenza di sempre legate alla chiesa cattolica, potevano ben complementare la critica già portata avanti con le conferenze.
Da dove è uscito e che significa Uroboro?
- C’è stata in principio un po’ di riluttanza nell’usare questa parola, perché è poco comune. Ma alla fine la scegliemmo perché racchiude un’allegoria che rispecchia perfettamente il meccanismo della carità. É una parola di origine greca che indica un sistema chiuso, infinito, dal quale è impossibile uscire. Siamo abituati a vederlo rappresentato come un serpente che si morde la coda, e sicuramente in molti si ricorderanno dell’Auryn, in quell’opera geniale di Michael Ende che si intitola la storia infinita. Per noi sta a simboleggiare la realtà perversa, nella quale i responsabili della miseria di una grossa parte della popolazione (in continuo aumento) con le politiche dei vari governi, con lo sfruttamento indiscriminato dei lavoratori da parte dei datori di lavoro, o con la menzogna a difesa dell’ordine vigente dai pulpiti, si mettono in prima linea nella “preoccupazione per la povertà” e incoraggiano donazioni in risposta ad un dovere cristiano, molto più comodo dell’etica che metterebbe in dubbio l’origine della loro ricchezza. Che chi lo ha sottolineato indiscutibilmente dicendo che è contro la ricchezza che bisogna lottare, e non contro la povertà, perché la prima è la causa dell’altra.
Su chi avete potuto contare per realizzare il documentario?
- Per la parte tecnica ci siamo affidati a gente di un livello professionale al quale non siamo abituati, a esser sinceri, e si nota nel risultato finale. Però oltre alle telecamere e al suono, è stato davvero emozionante avere il supporto delle compagne per i lavori di trascrizione, traduzione, sottotitoli e altri, compagne che si sono offerte sin dal primo istante e senza il loro impegno militante non avremmo terminato né nei tempi né con la qualità che abbiamo in fine ottenuto. D’altra parte, per dar voce alla storia, abbiamo creduto opportuno intervistare persone come Gonzalo Puente Ojea, ex ambasciatore della Santa Sede e autore di molti libri che smascherano il cristianesimo che abbiamo ereditato e difendono l’ateismo, e Ana Lima, presidente del Consejo General del Trabajo Social (Consiglio Generale del Lavoro Sociale) dal quale partì la denuncia al programma “Entre Todos” (Tra Tutti) non appena fu trasmesso alla televisione pubblica. Sul piano della lotta collettiva organizzata (assembleare) inserendo azioni di intervento sociale, partecipano due portavoce della scuola occupata di Cordoba Rey Heredia, un membro dell’accampamento Dignidad di Merida, che ci racconta il suo scontro con la Fondazione Banco Alimentare di Badajoz, un membro dell’assemblea 15-M del quartiere madrileño di Tetuán dove misero in piedi un banco alimentare indipendente che venne chiuso dalla polizia su interessamento della FESBAL (Federación Española de Bancos de Alimentos- Federazione spagnola dei Banchi Alimentari), e due persone della OFIAM (Oficina de Apoyo Mutuo de Manoteras, Ufficio di Mutuo Soccorso di Manoteras, altro quartiere di Madrid). A tutti loro e a coloro che non ho nominato, non ci stancheremo mai di ringraziarvi per il vostro aiuto. Ci è stata utile anche un’intervista in radio al compagno Julio Reyero per arricchire con i dati della sua ricerca sulle istituzioni caritatevoli di maggior rilievo le esperienze raccontate dal resto dei compagni.
Come avete finanziato il filmato?
- Prima di tutto con la collaborazione di chi ci sta vicino, e non poteva essere diversamente. La fondazione Anselmo Lorenzo e Aurora Intermitente hanno partecipato generosamente, come anche vari compagni del nostro gruppo e di altri gruppi della Federación Anarquista Ibérica. Ci hanno dato una mano anche AMAL (Associazione Madrileña di Atei e Liberipensatori), sindacati della CNT come quelli di Aranda de Duero, Málaga, Salamanca, Toledo e molte altre persone interessate all’argomento e che hanno partecipato agli incontri dedicati. Approfittiamo di queste righe per mandare un affettuoso saluto a tutti loro e a tutte quelle persone che continuano a collaborare o pensano di farlo dopo aver letto questa intervista, li invitiamo a mettersi in contatto con il gruppo.
É stata una spesa considerevole se parliamo in assoluto e tenendo in conto che non ci siamo abituati, però rispetto al risultato è costato molto meno grazie alla partecipazione di tutti quelli che hanno collaborato perché credevano che valesse la pena portare a termine il progetto. Senza dubbio non possiamo aspettarci che qualcosa del genere arrivi dalle istituzioni di regime perché è un attacco alla base ideologica del sistema.
Quando e dove pensate di presentare il documentario?
- Se tutto va come speriamo, sarà tutto pronto per la fine di gennaio, e vorremmo organizzare una presentazione con molta visibilità nella sala di un cinema con discreta capienza. Non è ancora deciso, probabilmente sarà al Cine Doré della Filmoteca Española, e se non fosse possibile cercheremo una sala simile. Crediamo che sia della grandezza giusta perché avrà abbastanza risonanza, o almeno lo speriamo sia per la diversità delle persone che hanno collaborato sia per la tematica. Che noi sappiamo non ci sono altri lavori simili sull’argomento, e anche mezzi considerati di sinistra fanno riferimento nella lotta alla povertà al modello Caritas e ai loro rapporti.
Successivamente lo metteremo a disposizione pubblica e gratuita su internet, affinché possa esser visto anche in zone dove non si parla spagnolo, lo stiamo traducendo e sottotitolando in inglese, francese, tedesco, e probabilmente in italiano e in esperanto, come ci si poteva aspettare. Se dopo gennaio ci si trovasse in difficoltà a reperirlo potete mettervi in contatto con noi e vi diremo come fare.
Per concludere, speriamo che sia interessante per la maggior parte del pubblico, che sia numeroso, e che risulti utile nella lotta che ci coinvolge, per girare la frittata in un mondo nel quale si inviano sei furgoni della polizia a sfrattare di casa un’anziana di 85 anni a Vallecas e allo stesso tempo si proteggono dirigenti politici che hanno rubato denaro pubblico per la stessa cifra che si reclama a questa signora ( si veda il caso di Beltrán Rodríguez, non è un esempio inventato). Ha ragione la chiesa quando dice che è una crisi di valori, ma non sono i valori che credono loro.